COME DA COPIONE
Mi accingo a spiegare questa poesia con un preambolo poiché, di tanto, in tanto, mi accorgo che, nonostante gli anni, a volte, capiti, dinnanzi a certi avvenimenti, di provare emozioni simili a quelle dei bambini e per questo che, con voli pindarici, trasmigrando in celle di candore usiamo espressioni simili alle loro. Pertanto, la risultanza, nella veste insolita in cui mi sono calata, per descrivere un emozione, la dedico a loro con la speranza e l'augurio che a ciascuno, in quell'età magica, sia data la possibilità di interagire, spesso, con la natura in quanto egli ne fa parte integrante così, avranno modo di scoprire che, in un prato, si nasconde, il più bello dei mondi.
Chiamò marzo,
all'alba del suo risveglio,
la mimosa e le viole
e le vicine, poverine,
ancora mezzo addormentate
ricaddero in un sonno,
più profondo, incantatore,
per l'inebriante olezzo
profuso intorno.
Nell'aurea del mattino
venne l'altro,
il signore dell'ora
che, con caldo raggio,
baciò la terra.
Così, lentamente,
ogni gemma
stiracchiando
le sue membra,
tornò a strizzare,
non più poltrone,
l'occhiolino al mondo,
come da copione.
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