E CHIEDE, UMILMENTE PERDONO
Per dare alla vita un senso,
mi ritrovo a correre dietro
a briciole di tempo sparpagliate,
su costoni inaccessibili, dal vento,
Non son più io quel che sono,
stella cadente in buco nero
o variopinta farfalla
dipinta dei tuoi colori
che svagata e gaia
trasvola altissime cime
innevate da millenni
dove luce sfavillante
ingloba e cosparge
di bagliori il cielo.
Non son più io austero volto
fattosi pietra tombale su ogni
luogo che ti ha visto respirare
ma, sognante pettirosso
che segue la tua ombra
e di essa si ristora.
Non son più io l'arrogante creatura
che dava margine al tuo essere
credendosi, a volte, migliore.
Quella non son più io ma,
or sono divenuta, l'umile ancella
che di un sol pensiero si sparge
e chiede, umilmente perdono.
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