Oggi è un po' più serena e di conseguenza, anche se non è cambiato nulla da ieri, lo sono anch'io. Sulle note trasmesse da una canzone al computer lei accompagna il canto ed io mi rassereno, mentre, al contrario, in presenza di pianto e tristezza, neache io che sono sua madre, trovo parole adatte, convincenti e consolatrici per strapparla dalla sua malinconia. Oggi sono arrivata alla conclusione che al poco o forse al tanto tempo che mi rimarrà da vivere voglio dare impronta di serenità che non vada aldilà della nuova timida e tremante alba concessami per non avvelenarmi inutilmente la vita. Mi dirai stupida trovata, ma per continuare a vivere a volte bisogna ricorrere ad espedienti, tanto i nostri voleri e desideri e la realtà non si confrontano mai lasciandoci sempre dell'amaro in bocca ed allora è giusto ricorrere a pensare quel che sarà sarà. Non so se a questa conclusione sia giunta per deriva di rassegnazione o perchè lottare non fa più parte delle corde delle persone di una certa età e pertanto ad altri posso addossare la colpa di questa involontaria deriva. Non so, non so, mi sembra di farneticare ma nel contempo incapace più di fare e di volere. Quando il mondo t'appare come una stanza murata in cui il tempo rimasto e solo quello dell'aria consumata e senza ossigeno, ogni essere madre diviene incapace, di dare la mano alle proprie creature, per proseguire il cammino verso la salvezza, questo riflesso è specchio di un brutto tempo. Dio mio mi scopro non solo incapace ma anche vigliacca ed adesso che faccio? Alzo gli occhi al cielo e chiedo aiuto o corro in bagno e sbollo la rabbia sotto una doccia fredda, dando come antitodo al veleno altro veleno, tutto per poter vivere o morire. Qualcuno provvidenziale mi è corso incontro, io alzo gli occhi al cielo e ringrazio e aspetto un nuovo domani con rinnovata fede. In attesa delle belle cose un abbraccio misto ad odor di rose a te che sei eco al mio pianto.
Rea immagine
nella quale,
attraverso
sfocata visione,
la fantasia s'invola
nel paradiso perduto.
Lì quiete, lì ordine
e splendore anche
in assenza del sole,
la mia anima assisa
in panchina, in attesa
del divino, respira leggera.
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