giovedì 19 marzo 2015

MA QUAL DIO...

Oh morte, tu che hai il potere
di stravolgere gli animi,
sin da portarli alla pazzia,
perché non porti via con te
la compagine rimasta inutilmente
appesa sulle rime di un tempo
che più non le appartiene.
Oh morte crudele,
oh morte, signora del nulla,
perché hai assunto l'ingrato
compito di rubare la vita?
Ti odio tu non sai quanto
non perché tu esisti ma perché
hai portato via lui e non me.
Stupida morte, voluta da chi?
Solo un essere che del divino
non ha nulla ha potuto immaginare
un simile demoniaco evento.
A chi dar la paternità
di simile oltraggiosa volontà.
Tu non puoi sapere,
tu non puoi conoscere chi per lui
ti appella e ti maledice, perché
la sua anima leggera come piuma
non si ingarbuglia nelle
trame da te ordite.
Oh morte fedifraga,
oh morte vigliacca mi hai reso
vedova del tesoro più grande,
mi hai resa impotente ed incapace di
arginare la tua cavalcata micidiale
che me l'ha strappato come neonato
al seno. Né urla né gemiti giunsero
alle tue orecchie, solo calde lacrime
a bagnare i volti innocenti di chi l'amava.
Come farò e come potranno loro
dimenticare l'affronto subito da te
morte iraconda.
Morte, morte, morte,
ma qual dio ha potuto immaginare
un simile scempio?
Lassù, in collina, sul prato
sono rinate le dilette pratoline
ma, al contrario di ieri, le noto
appena mentre la sua assenza fa
si che la mia vita, vuota di significato,
sia  d'un tratto, finita.

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