domenica 6 aprile 2025

DOLCE PAESE ( LORETO A.)

Alla contrada,

laggiù, alle sponde del Tavo

un colle ardito, imponente celava

il profilo dei  suoi campanili

e del castello turrito

oh dolce paese avito

tu come presepe

stupore e incanto

destavi.

Sconcerto,

il brusio e il brulicar di passi

per le antiche vie per il villanello

a cui il passeggio era negato

poiché per altro era nato.

Nel profondo blu del cielo,

pietà si rifletteva.

Dinnanzi al giorno di festa

il sogno del domani aveva

l'assioma di  bue inginocchiato

ai piedi di un altare.

Smarrito,  

fra la folla giuliva

uno sguardo furtivo,

attraversava il petto.

Due occhi chiari,

come bionde messi

ondeggiavano al passaggio

del vento dei focosi anni.

Paesello amato,

culla di tanti giorni garruli,

oh come le manchi.

Gli odori, i sapori, le parole

così francesizzate

dalle dominazioni passate

nel ricordo è idioma

legato alla memoria come

rumore spumeggiante di cascata.

Di te perla, fiera e signorile

di un contado fatto di  brava gente

s'imbeve a garganella per avere

agognata stampella

a sostegno dei suoi restanti passi.

E...  quando giungerà 

li sulla collina amena

gli ulivi centenari 

ed i cipressi colonnari

temerarie sentinelle

testimoni di tanti arcobaleni

sfideranno il tempo di  tempesta

racchiudendola in incavo profondo

dove avrà sentore dell'abbraccio

dei perduti antenati 

che l' hanno preceduta.

 Per manifesta commistione,

il passo si greve diverrà,

come ombra al'imbrunire,  lieve.












































Foto rosa inglese: "James Galway"