venerdì 13 novembre 2015

IO SON L'ESTETA

Io son l'esteta che
del bello s'incanta
fosse esso arco di rosa
o vagabonda farfalla
vanessa cipriota,
fosse esso nube vaporosa
sui cieli di maggio
o fondali di forme e colori
dai brillanti riflessi,
fosse esso dipinto d'artista
o capriccio divino
che conscio d'essere,
fra accalcata folla,
perfetto volto di donna
sicuro troneggia
mentre io lo scruto.
Per non creare equivoci
lo schema non ho
apostrofato ma quel viso
negli occhi ho stampato.
Io son l'esteta che
del bello s'incanta mentre,
infinita pena  provo
per chi cieco, il bello
non vede e non tinge
il suo tempo, d'azzurro
infinito, rimirando.



















































Foto: Rosa Albertine

domenica 8 novembre 2015

LE STAGIONI DEL SUO GIARDINO

Un puzzle di forme e colori
come sinfonia magistrale
si para dinnanzi a stupite pupille
quando, oltrepassando lo steccato,
lungo il viale, fra essenze profumate
e corpi statuari, i cipressi,
colonnato di tempio egizio,
imperturbabili appaiono
nel loro imperioso scuro talare.
Oltre, tutto si smembra e si rinnova
A gara ori bruni, verdi o rossi sfuocati
accendono l'autunno fecondo che,
fra mestizia e letizia, con  ridenti colori
regala  nuziale parata d'oriente.
Le "Purezza", artistiche rose donzelle
cingono come corona il tronco del ginkgo.
Solo al solstizio del giorno
il sole, di albe e tramonti annebbiati,
accende d'oro perlato
il soggetto al centro del quadro.
Spiccano fra foglie di cuoio,
verde bottiglia,
della magnolia grandiflora
mandarini, arance, limoni
dolci  o aspre  delizie
del raffinato palato.
Le piracanta, i corbezzoli
d'aranciato o di rosso colore dipinti
incendiano il grigio soffitto d'aria, sospeso.
Su anthemis, lentamente, si spoglia
lagerstroemia, fiabesco affresco dell'ora.
Gli anemoni  nel candore del sogno
che suscitano, in ogni angolo,
in vista o celato che sia, illuminano
dando alla scena, stupore.
Ogni pianta, della variegata collezione,
come amante ammiccante, sfodera,
la sua  suadente malia.
Sequela di turbamenti  infiniti.
Per non tediare, smorza la fiaba
ma rapito  da ultima nota di beltà,
sospeso e imbambolato  si sofferma
ancora ad elogiare il tenero
arabescato disegno di foglie
giallo canarino, del talicrum,
quando,  baciato dal sole,
l'ombra staglia sul prato.
Affascinato trasvola,
entrando nella leggenda
dell'incommensurabile divino.
Prima che l'inverno bussi alla porta
nell'iride imprigiona un fuoco
di scoppi multicolore poiché
poi, ognuno nudo o  adornato che sia
si acquieta ma, nell'apparente
conquistato  tempo del riposo
già si prepara al risveglio
nella tremula, giovine primavera
che, ad ogni ritorno,
di promesse carica si porge.
Le stagioni del suo giardino,
incantesimo assurgente  dell'anima che
stride, con ogni altra cosa, d'intorno.













































































Foto: Corbezzolo


sabato 7 novembre 2015

DINANZI ALLA MORTE

Dinanzi alla morte
spartitevi solo il dolore.
Dinanzi alla morte
abbiate l'un per l'altro pietà.
Dinanzi alla morte sperate
di poter dire l'amavo.
Dinanzi alla morte ognuno,
abbracci la sua croce
senza maledire il passo
obbligato a cui,
ogni nato, è destinato.
Dinanzi alla morte
benedite chi la vita vi ha donato
perché la vita pur se fatale
nasconde nel suo nucleo
un germe immortale.
Questo è il testamento
che lascio a voi eredi,
del mio eterno amore.







































Foto: Nandina domestica fiori e bacche

domenica 1 novembre 2015

SOLO VOLTO STAMPATO

Vuota di affrettati passi
nessun treno da qui parte.
Stazione in disuso,
obliata cosa, che
nell'immane, racchiuso silenzio
non si consola del ricordo
di un ieri chiassoso,
articolato e vario
forgiato, sulla sua forma.
Non si consola  della vetusta
impalcatura che non barcolla.
Non si consola perchè conta
che il domani sarà
come  Sacra Sindone
solo volto stampato,
sullo scoglio del passato.




























Foto: Ceanothus Gloire Versailles